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FOUR WONDERFUL LAKES

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ARONA, INESPUGNABILE MISTERO

2023-04-24 17:14

MARIANO SCARDINO

Culture,

ARONA, INESPUGNABILE MISTERO

SEGRETI, FATTI E LEGGENDE DI UNA CITTA' NARRATA DAI MISTERI

 

 

 

 

Arona? Con Angera una delle due rocche gemelle sul Lago Maggiore. Entrambe inespugnabili. Una città antica che ha conosciuto guerre e santità, invasioni e peste, carestie e odio. Da sempre con le mani nellacqua a cercare la memoria di mille leggende.

 

Arona e il mistero. Trae in inganno il mistero perché fa pensare immediatamente a qualcosa o qualcuno che non conosciamo, o che non vuole farsi conoscere. Fa pensare a fatti, luoghi e persone forse realmente esistiti, di cui si ipotizza una narrazione attraverso eventi sotto forma di racconti e ricordi che al momento non sono sotto i nostri occhi. Che non riusciamo a toccare  e dei quali  a ragione si dubita. O forse sì. Certo che alcuni fatti sono esistiti! Ma in chissà quale dimensione, momento storico, leggenda perduta nel tempo, nelle tradizioni. 

 

Un mistero non è una storia, per questo trae in inganno.  Parrebbe, ma non lo è. Un mistero sosta nella zona dei forse. E' un sì mai certo sui fatti. E' un no incerto sugli eventi.

 

Non c’è solo fantasia e invenzione fra gli ingredienti del mistero. Ci sono di mezzo anche il tempo, un lontano passato, spesso un trascorso - recente, come accade per le leggende metropolitane - dove   qualcuno  ricorda sempre una data esatta, persone, luoghi, zone,  fatti nebulosi, ombrosi. E aggiunge “Sarà vero?” , “E’ passato tanto tempo!”,  raccomandando sempre un “Si dice”,  un “Si racconta”. 

 

C’è di mezzo la curiosità nel mistero, il fascino. La verità  potenziale che ci fa desiderare l’accadimento come certificato, vero, realmente accaduto. Quella sensazione che gli psichiatri indagano come devianza e i poeti come follia, che porta in sé leggenda: “Vorremmo che fosse accaduto proprio così, perché così piace.” Un pò come quella speranza che riponiamo nelle favole a lieto fine. 

 

C’è di mezzo l’invenzione, per tanti narratori, la gran sacerdotessa, la figura retorica dell’Allegoria. 

 

Ma il mistero non indica affatto qualcosa di sconosciuto ed estraneo. Al contrario, indica qualcosa di palese, ma in modo simbolico. Il mistero senza i suoi simboli è nullo, non vive in nessuno, nemmeno in chi lo racconta, lo vive o lo tace.

 

La forza del mistero sta nei suoi simboli che conducono a un’esperienza trascendentale dei fatti raccontati, a una conoscenza religiosa, alle credenze. Si può arrivare persino alla rappresentazione di culti religiosi, alla creazione dei miti. E qui si tratta di pura poesia e filosofia assieme.

 

Il mistero attraverso i suoi simboli non racconta fatti storici. Nel mistero coi suoi simboli c’è di mezzo l’interpretazione, il ricordo. La storia invece è fatta di segni. Un segno è storia. E’ realtà storica documentata, può divenire ricordo ma non deve essere soggetto mai a interpretazione. Se questo accade fallisce lo scopo per cui ci si appunta un indirizzo, una via da raggiungere. Un segno è l’indicazione precisa e perfetta - una sorta di google map - che ti fa arrivare a un dato certo: quell’indirizzo che cercavi e ti ci fa arrivare senza sbagliare angolo, marciapiede, via. Il segno è l’individuazione precisa della meta, ti guida, da certezza del raggiungimento della meta, della relazione con luoghi ,fatti, persone. Quel “probabilmente è accaduto” sparisce come quel “calcolo di probabilità” si annulla.

 

Il Colosso di Rodi è un segno. E' storia, un dato storico certo. E’ esistito realmente e restò in piedi 67 anni finché la città fu colpita dal terremoto del 226 a.C.  e insieme a lei crollò una delle 7 Meraviglie del mondo, appunto il Colosso.

 

Alcuni resti della statua hanno viaggiato fino a noi misteriosamente legati ad Arona e al Lago Maggiore. Pare & Si dice che alcune parti del Colosso (taciute per pudicizia, ma facilmente intuibili) furono rinvenute quattro secoli dopo il terremoto. Nel ritrovamento dei resti c’è di mezzo il procuratore di Antiochia, Tito Cornasidio, la città di Brindis,  dove i resti sostarono venerati dalle brindisine in onore di Iside e Priapo. Dovevano essere trasportati a Lione, ma lì non arrivarono mai e furono seppellite sul lago Maggiore. 

 

Sul lago Maggiore nel 1692 si sta lavorando alla statua di San Carlo Borromeo ma non può essere ultimata perché manca il bronzo per finire la testa e le mani. La realizzazione è bloccata. Per caso vengono ritrovati  e disseppelliti le parti innominabili del Colosso di Rodi, che fuse, completarono l’opera. 

 

Vero? Falso? Mistero.

 

C’è chi storce il naso, chi urla alla blasfemia,  chi invece ne sorride. Conseguenze di un mistero che tocca il sacro e il profano.  Quel profano che di troppo ha il tabù dell’Eros e di quelle parti innominabili avvicinate al sacro. 

 

Voltaire nel suo Dizionario Filosofico alla voce Ezechiele scrive che  “Non ci si copre con un velo quando non ci si vergogna della propria nudità; perché a quei tempi si sarebbe dovuto arrossire nel nominare i genitali, se quando qualcuno faceva una promessa a qualcun'altro gli toccava, appunto, i genitali? Era un segno di rispetto, un simbolo di fedeltà, come in altri tempi, da noi, i signori dei castelli mettevano le loro mani tra quelle del loro sovrano.Noi abbiamo tradotto i genitali con «coscia». Eleazaro mette la mano sotto la coscia di Abramo, Giuseppe mette la mano sotto quella di Giacobbe. Questo costume era antichissimo in Egitto. Gli egiziani erano così lontani dal ritenere indecente quel che noi non osiamo né scoprire né nominare, che portavano in processione un'enorme immagine del membro virile, chiamato phallum, per ringraziare gli dei della bontà che essi hanno di far servire questo membro alla propagazione del genere umano”

 

I genitali nella cultura cristiana sono tabù e tutta la vita di Gesù è un mistero. Il suo corpo è carico di infiniti valori simbolici.

 

Soltanto Piero Chiara, uno dei più grandi narratori italiani,  con la sua innata ironia è riuscito ad avvicinare in maniera gentile e profonda  il tabù Eros e Santità a un monumento sacro, alla statua appunto di San Carlo Borromeo. In Sotto la Sua mano il primo dei tre racconti  che dà il titolo al libro, edito nel 1974, lo scrittore narra dei resti “innominabili” del Colosso di Rodi che sarebbero finiti nel monumento dedicato al santo per completarne testa e mani. Era necessario ultimarla. Non centra la blasfemia.

 

E’ storia risaputa che tanti artisti di fronte alla  rappresentazione della nudità di Gesù e dei santi si sono trovati di fronte al dilemma se accettare o meno di denudarli. Persino Dalì l’unico pittore al mondo che nella sua crocifissione non ha “inchiodato” Gesù ma lo ha sollevato, sospeso e allontanato dalla croce, ha coperto “quelle parti” in modo da rendere al corpo del Cristo il giusto valore simbolico e teologico. Sappiamo tutti che nel 1564 venne decisa la censura dei nudi “scandalosi” del Giudizio Universale. Michelangelo era già morto il 18 febbraio dello stesso anno e fu il suo   amico Daniele da Volterra a coprire la nudità con le famigerate “braghe”. Eppure Gesù era completamente nudo al battesimo e sulla croce. 

 

Fra mistero e realtà ad Arona rimane quel capolavoro di ingegneria, arte e bronzo con la leggenda della testa e delle mani a dominare il lago e la città. Ai piedi della statua della Libertà di New York una targa ricorda che è stata costruita sul modello del Colosso di Arona, al quale tolse il primato di statua più alta al mondo. Il Sancarlone di Arona era stato affidato al pittore, scultore e architetto Giovanni Battista Crespi.

 

San Carlo Borromeo nacque ad Arona il 2 ottobre 1538 nella Rocca gemella di Angera, figlio di Giberto II e Margherita Medici di Marignano, signori di Arona. Nacque  nella sala chiamata "La sala dei 3 laghi" leggenda vuole che quel giorno una luce mai vista invase la città fino al tramonto. Uomo umile e altruista Carlo Borromeo lapice dell’eroismo lo tocca nellattività sociale nel 1577 quando la peste falciò lItalia settentrionale e prese il nome di “Peste di San Carlo”. Manzoni lo ricorda così: «…che tra le memorie così varie e così solenni di un infortunio generale… questuomo ha ispirato sentimenti e azioni più memorabili ancora dei mali».Carlo Borromeo alla porta della città accoglie gli appestati in duecento capanne. Chiede a uomini,  donne  e preti che lo aiutino ad assistere gli appestati. L’inverno è rigido e con arazzi e tappezzerie del suo palazzo fa confezionare vestiti per i poveri. Va ogni giorno a visitare gli appestati, entra nelle loro case, distribuisce denaro. E questo non è mistero ma storia. 

 

Leggenda vuole che neppure sette fulmini che colpirono le Terre Borromeo e la Rocca facendone esplodere le polveriere, riuscirono a causarne la distruzione. Tra  i tanti assedi subiti, lesercito francese alle costole, ci riuscì Napoleone, che da liberatore diventò distruttore della Rocca. Distrusse la fortezza ma non i suoi misteri.

 

Stendhal in una lettera alla sorella Paolina scrisse che era presente durante l’assedio di Arona del 1800 Dun tratto ci si volge e ci si trova ai piedi della fortezza e della città dArona. Non ho mai visto un aspetto più imponente…in cima un forte inespugnabile circondato da cinque muri di cinta che ne rendono impossibile laccesso, una torre slanciata, in alto il tricolore. Dimprovviso, vengono esplosi diciannove colpi di cannone, una pioggia di terra cade nel lago e ne intorbidisce per un istante le acque limpide.”

 

Ci sono anche leggende che col passare del tempo cambiano “sede” e dalle Alpi arrivano al lago come è accaduto per la Porta Magica, la leggenda della fata Ann o Anna. Il mistero ha anche il potere di contendersi le montagne e le acque di un lago, annebbiare la memoria e i paesaggi ma è nella sua natura, il confine fra verità storica e fantasia è sempre molto sottile. Si ipotizza che un’opera ingegneristica sia stata realizzata sotto il lago (popolato da strane creature marine e Ufo, ma questo è il minimo horror per appassionati del genere Fantasy) dai proprietari della Rocca per mettere in collegamento con quella di Angera ai lati opposti del lago.

 

Pare sia stato creato un passaggio segreto non solo sotto terra ma anche sott’acqua. Ci sarebbe la Porta Magica che si apre ogni 100 anni. Introduce nel Regno delle Fate.

 

In realtà una scala c’è nascosta sotto la Rocca di Arona, era chiamata La scala segreta. Metteva in comunicazione con il porto militare sul lago. Delle fate del Trecento non rimane più nulla se non quella porta e il mistero se siano state streghe o fate le belle fanciulle alchimiste che l’attraversarono per la prima volta sfuggendo agli inquisitori. Si dice che furono costrette ad abbandonare il lago. E da allora diventarono inespugnabili, ma ogni 100 anni sembra che…

 

I nostri articoli di approfondimento su Arona e dintorni :

 

 

 

La santa filosofa e l’eremo del mercante

 

Piero Chiara, un bar e lo scrittore 

 

Terre Borromeo (isoleborromeo.it)

 

 

Luoghi:

Piazza medievale del Popolo, piazza di mercato dal 1137.

Palazzo Bargello costruito in stile gotico dalla famiglia Visconti (XII-XV secolo)

Chiesa medievale Collegiata di Santa Maria Nascente, nel centro storico della città

La spiaggia della Rocchetta 

 

 

 

 

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