Il regista Luca Guadagnino nel 2018 gira il remake di Suspiria di Dario Argento, l’horror del 1977, e sceglie il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese, sul Monte Tre Croci, per far rivivere la Markos Dance Academy, la scuola di danza immaginaria, gestita da streghe fra rituali indicibili.
Protagoniste di questi incantesimi sono le stanze dell’hotel disegnato nel 1908 dall’architetto Giuseppe Sommaruga e rianimate per Suspiria dallo scenografo Inbal Weinberg.
E’ per rispondere alle esigenze di quel turismo di classe alto-borghese europeo dei primi del ‘900, che sul Monte Tre Crociprenderà vita il progetto colossale dell’architetto; Sommaruga costruirà un edificio maestoso, liberty, severo, delicato e poetico, inuna parola goticheggiante, per svettare sul panorama mozzafiatocircostante, con le sue 200 camere, il ristorante e una funicolare per raggiungerlo.
Un gigante di marmo e pietra con le sue ali lussuose, calato in una natura selvaggia. Fatto di decorazioni liberty finissime e creature mostruose che solo la fantasia gotica sa creare magnifiche quando tenta di rendere l’insolito gusto dell’orrido. L’hotel chiuderà battenti nel 1968. E da allora versa in condizioni fatiscenti.
Capita spesso, anzi quasi sempre, che il cinema incontri l’interior design. E in alcuni film gran parte del recitato è ovviamente sottolineato dalla scelta degli arredi, dal linguaggio estetico degli ambienti.
Per quella regola dei livelli estetici da sfogliare in ogni
film, gli ambienti con i loro dettagli ci traducono simbolicamente la scena, la storia.
C’è un film del 1999, American Beauty, di Sam Mendes, vincitore di numerosi premi, dove ad ogni scena corrisponde quasi sempre un’immagine geometrica della disposizione degli arredi: perfetta,
matematica, senza sbavature, severa; come a sottolineare il carattere duro del capo famiglia e del dramma che si sta consumando in quella sala da pranzo, in quella casa militarmente perfetta.
E poi c’è Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti, del 1974, dove arredi e ambienti traducono esattamente la storia di famiglia, la trama del film. Ambienti che diventano parole che sottolineano le differenze fra generazioni,e i relativi contrasti, in
quell’appartamento vissuto fra il classico e la modernità degli arredi tipici degli Anni ’70.
Nel remake di Suspiria Luca Guadagnino rimette a nuovo alcuni spazi dell’hotel elettrificandoli e riscaldandoli, ricostruendo pazientemente l’estetica originale degli ambienti. Rivive così la Sala delle Feste, allestita nella loggia del Grand Hotel. C’è poi l’appartamento di Madame Blanc, capolavoro ed esempio riuscitissimo di un interior rianimato. Ci sono le stanze del dormitorio.
E poi c’è la cucina, quella ispirata al progetto di Margarete Schütte-Lihotzky, che nel 1926, disegnerà uno dei primi
modelli di cucina componibile, prodotta in serie. Quella cucina, luogo perfetto, dove le streghe si ritrovano per fumare, cucinare, fare colazione. In quella bellezza domestica, accogliente e alchemica dove come direbbero le streghe del Macbeth “Il bello è brutto, e il brutto è bello”.